L’Aran traccia le coordinate per la richiesta del permesso lavorativo a scopo vaccinale
Partecipare alla campagna di vaccinazione al Covid-19 significa spesso doversi assentare dal lavoro nel giorno prefissato per l’appuntamento. In realtà, talvolta capita che tale assenza debba protrarsi anche al giorno successivo, per gli effetti collaterali. Quindi, come gestire questa necessità nell’ambito lavorativo? Si tratta di un’assenza giustificata o di un permesso?
Il certificato di vaccinazione è sufficiente come giustificazione per assenza o permesso.
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In Italia, la campagna di vaccinazione al Covid-19 procede speditamente ed è ormai estesa ad una larga maggioranza della popolazione. Ma che cosa succede quando un dipendente della Pubblica Amministrazione deve assentarsi dal lavoro per partecipare alla campagna vaccinale? A tal proposito, esistono diverse possibili giustificazioni che si possono utilizzare, selezionabili a seconda dell’attività lavorativa svolta.
Infatti, da un lato vi sono i dipendenti degli enti locali che -per specifica necessità connessa all’attività svolta- si vaccinano per prevenzione. Tra questi compaiono: medici, personale sanitario, forze dell’ordine e personale educativo; per loro, una corsia preferenziale per la vaccinazione. Per questo motivo, la loro assenza è completamente giustificata ed equiparata allo svolgimento dell’attività lavorativa.
Dall’altro lato si trovano tutti gli altri dipendenti degli enti locali -la cui necessità vaccinale non è connessa all’attività lavorativa. Per loro, l’Aran (Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) applica le regole generali: a scelta del dipendente, il permesso è per ragioni personali, familiari, breve o a recupero. Infine -e questo riguarda tutti i dipendenti- per fornire la giustificazione dei suddetti permessi, è sufficiente il rilascio del certificato di vaccinazione.
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