6 Febbraio 2023

11mila segnalazioni al mese: il trend delle telefonate selvagge non cambia

Dallo scorso 27 luglio il Registro Pubblico delle opposizioni è entrato pienamente in vigore. Tuttavia, ad oggi, le segnalazioni riguardo le telefonate pubblicitarie non sembrano calare, anzi. Per il Codacons stanno aumentando le chiamate provenienti dall’estero, con voce automatica e numeri fittizi.

Le telefonate indesiderate non ci lasciano mai stare; ne siamo esposti in qualsiasi orario della giornata, che siano sul telefono cellulare o su quello fisso. Il sistema, originariamente destinato soltanto alle utenze presenti all’interno degli elenchi telefonici pubblici, esteso successivamente ai numeri nazionali riservati, inclusi i telefoni cellulari, avrebbe dovuto porre fine alle proposte di telemarketing che raggiungono i numeri che si sono iscritti al servizio.

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Sembrava che le telefonate selvagge avessero le ore contate. Tuttavia, le persone che si sono iscritte al Registro, dopo solo due settimane dalla loro iscrizione, hanno cominciato a segnalare la ricezione di chiamate indesiderate, arrivando oggi a quota 30mila.

Dallo scorso dicembre a gennaio, in media, sono arrivate 11mila segnalazioni ogni mese. Il Garante per la protezione dei dati personali, per aiutare a capire quanto il fenomeno sia diffuso, dalla metà di novembre ha messo a disposizione una piattaforma per la segnalazione delle telefonate indesiderate.

Il servizio è completamente telematico, e ha consentito la sostituzione integrale della segnalazione cartacea.

I settori maggiormente interessati dal fenomeno, spiega il Garante, sono quelli della telefonia e quelli energetici.

Le sanzioni che riguardano il telemarketing che ha fatto scattare il Garante, nel 2020 ammontavano a 73.382.147 euro, ai quali si aggiungono i 37.408.340 del 2021 e i 520.000 del 2022.

Dall’entrata in vigore del GDPR, il totale è di 116.759.869 euro. Spiega Agostino Ghiglia, componente del Garante: «Chi viola il diritto di opposizione, ovvero la mancata osservanza del Registro incorre in una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 20 milioni di euro o per le imprese, fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente, se superiore».

«Le sanzioni per gli operatori di telemarketing», continua, «dunque ci sono, ma alcuni esperti sono convinti che alle imprese costi meno pagare le multe piuttosto che tenere aggiornati i database».

Ma per il Codacons, il quadro delineato è più preoccupante. Per l’associazione dei consumatori, su 3,8 milioni di iscritti attuali al registro, più della metà, ovvero due milioni di cittadini, continuano a ricevere telefonate commerciali moleste.

Sale, inoltre, la quota delle chiamate con voce robotica automatica, che propone investimenti e trading. Tutte provenienti da numeri fittizi e dall’estero.

Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori: «Comincia male il 2023 per gli iscritti al nuovo Registro pubblico delle opposizioni. Non che il 2022 sia andato bene, ma fioccano sempre di più le telefonate moleste».

Il nuovo sondaggio condotto a gennaio, seppur privo di valore statistico, non ha prodotto risultati positivi. Per il 23,5% degli iscritti, le chiamate indesiderate sono aumentate, mentre nello scorso novembre erano 7,6%.

Secondo il 36,6% degli iscritti al Registro, le chiamate sono rimaste sempre le stesse, mentre per il 39,9% le telefonate sono diminuite. «Insomma, solo per meno di 4 consumatori su 10 c’è stato un miglioramento. Una situazione intollerabile per la quale urge un nuovo intervento del legislatore».

I call center, «temendo sanzioni, sono stati cauti per qualche mese dopo l’attivazione del nuovo Registro avvenuta il 27 luglio dello scorso anno. Poi non c’è voluto molto per capire che l’impunità regna ancora sovrano e così ora sono tornati a fare i loro comodi esattamente come prima».

«Le sanzioni non fioccano e non fioccheranno. Per questo chiediamo che la pratica di chiamare a casa gli iscritti al Registro sia considerata per legge come pratica commerciale scorretta, sanzionabile anche dall’Antitrust».

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